Chiarella 70

2020

Design: lorenzo palmeri

Assistente al progetto: enrico martini, valeria gallo

Azienda: chiarella



La bottiglia dell’acqua in vetro è una presenza costante sulla tavola delle persone, uno dei luoghi sacri della famiglia, dell’amicizia, dell’incontro, della convivialità. Disegnare una bottiglia dell’acqua minerale significa lavorare con questa dimensione e con l’archetipo. Per un designer una bella e profonda sfida.

La complessità della vita di una bottiglia di acqua minerale è sorprendente: in primis, il concetto stesso, non noto a tutti, che una bottiglia abbia un ciclo vitale composto di vari ritorni alla base di partenza, l’azienda, in cui viene spogliata dall’etichetta, lavata con estrema cura, disinfettata e nuovamente immessa nel circuito. Di fatto, una bottiglia può “tornare nel mondo” anche venti volte nel giro di qualche anno prima di lasciare ed avviarsi al riciclo. Perché il vetro ha il bellissimo pregio di trasformarsi e non lasciare scorie ambientali.

Il progetto della bottiglia “Chiarella” mette insieme una filiera di tematiche forti del progetto ed è coinciso con la ricerca di un archetipo, di un’icona e di un gesto giusto. Perchè la bottiglia contiene e l’acqua prende la forma del suo contenitore, che in quel momento diventa il suo veicolo, il suo modo di entrare nel mondo. In questo senso l’approccio è stato guidato dall’idea di cucire intorno a quest’acqua speciale un contenitore che la potesse trasportare con gioia, con la giusta eleganza, come un vestito di alta sartoria, su misura. La bottiglia “Chiarella” ricorda in qualche modo il rigore della divisa militare e la famigliarità della Moka per il caffè. Due elementi legati alla memoria popolare ancestrale di ogni italiano.

Il lavoro con “Chiarella” ha significato entrare in relazione con una fortissima realtà famigliare, per cui disegnare la nuova bottiglia è stato un processo condiviso, partecipato in cui necessariamente è entrato il cuore testimone di un’attitudine, di un approccio etico e fortemente sentito. La Fonte “Chiarella”, ha una storia profondissima e antica, fatta di informazioni interessantissime. Per esempio, chi lo sa che l’acqua che beviamo può avere fino a ottocento anni di vita? Cioè, essere piovuta ottocento anni prima e dopo un passaggio attraverso la montagna, la terra, i minerali, la memoria, giungere perfetta sulle nostre tavole? Questi elementi non potevano non concorrere alla definizione di questo progetto.

Parlando della bottiglia, la zona più stretta in vita, la cintura, oltre ad avere una peculiare funzione strutturale invita alla naturalezza del gesto, che diventa immediato, spontaneo. Non chiede l’attenzione della vista. Il lavoro sulla superficie ha portato all'identificazione di alcune zone atte al racconto, per cui nei rilievi sulla base, si possono riconoscere i monti e il lago della zona di Bellagio, sede della fonte, riconoscibili anche semplicemente al tatto, così come accade con il nome dell'azienda.

La bottiglia brilla per la quasi totale assenza di etichetta che qui diventa un semplice collare, stampato su una carta speciale, che ci da alcune informazioni necessarie e racconta della sua bellezza “naked”. Anche il tappo è stato oggetto di discussione progettuale e si caratterizza per la riga segnaletica, che indica se l’acqua è frizzante o naturale, in un modo del tutto inedito. Anche in questo caso la volontà di immediatezza, di una riconoscibilità del tipo rapida e senza passaggi inutili.

Come spesso capita con il design, quello della bottiglia è stato un progetto ricco di scoperte, di confronti con regole peculiari, di filiere produttive, di materiali, di complessi rapporti con il trasporto e la distribuzione, di fragilità intrinseche. Ognuna di queste voci ha contribuito in qualche modo al risultato finale, ha chiesto un pensiero e una soluzione, a volte in contrasto con la direzione che avevamo scelto. Per questo, come sempre, un progetto condotto in porto ha qualche cosa di miracoloso che trova evidenza alla fine del processo quando, finalmente, questa bottiglia sta comodamente sulla tavola e tra le mani delle persone.

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